La voce delle cose (L’écorce des choses) di Cécile Bidault, trova un modo poetico e comprensibile a tutti, per raccontare il mondo visto da una bambina sorda e la sua scoperta della lingua dei segni, fondamentale nella vita e nella comunicazione dei sordi.
Nella Francia in cui, fino al 1976, la lingua dei segni era vietata, la bambina del libro non riesce a comunicare appieno con i suoi genitori. Attraverso l’amicizia con un ragazzino e sua nonna, il mondo silenzioso e acquatico della piccola protagonista troverà la sua voce muta, e riuscirà a legare tutti gli affetti.
La giovane autrice, Cécile Bidault, è stata premiata nel 2018 in Francia, con il prestigioso riconoscimento del premio Artemisia.
Un libro importante per capire il mondo dei sordi, che soffre ancora di troppa indifferenza e ignoranza. La lingua dei segni, o meglio, le diverse lingue nazionali dei segni, nate già nell’antichità, si sono sviluppate variamente, in particolare l’Abate de l’Epée alla fine del 1700 ne codificò e insegnò l’uso, sono state poi a lungo osteggiate o ignorate e ancora cercano un riconoscimento istituzionale anche in Italia.
Il libro comunica a un pubblico ampio, di adulti, ma anche di giovanissimi, cui comunica con uno stile grafico semplice e poetico, degno della miglior scuola di illustrazione europea.
Un libro per tutti,
per avvicinarci agli altri
e scoprire che possiamo comunicare
oltre le parole. (ComicOut, 2018)
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